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Benvenuto nel blog della Scrivente Errante! 

Uno spazio dove conoscere una Mamma, AUTRICE degli ARTICOLI e delle RECENSIONI che troverete su questo blog, appartenente alla generazione dei Millennials di due bambine Cosmopolite, a cui spero di poter dare gli strumenti per realizzare i loro sogni ed essere FELICI! 

L'ASTORE E LA RAGAZZA CORAGGIOSA DI SIR WALTER SCOTT

Questa e' una storia proveniente dai Confini Scozzesi. Una volta venivano chiamati "Terre di battagla" in quanto gli Scozzesi e gli Inglesi erano soliti attraversare il Confine per radersi al suolo le case e la terra. La tradizione tramanda molti racconti in cui si racconta di un eroe valoroso che mette in salvo una fragile fanciulla. In questa storia l'eroina, Jean, decide di salvarsi in prima persona.



Jean di Mortonhall era innamorata di William di Aikenwood e William di Aikenwood era innamorato di Jean di Mortonhall. Oh, perfetto, potreste dire voi, ma in realta' vi sbagliate. Se Aikenwood occupa il nord del Confine nella selvaggia e bellissima campagna della vigorosa Scozia, Mortonhall era a poche miglia dal Confine meridionale nella chiara e dolce terra d'Inghilterra. E al tempo del nostro racconto gli Inglesi e gli Scozzesi non andavano per niente d'accordo. Loro si mettevano reciprocamente in fuga il bestiame e accendevano il fuoco ai castelli e agli allevamenti dell'altro. I Predatori di Frontiera cavalcavano avanti e indietro il Confine saccheggiando, combattendo e rubando pecore e mandrie e generalmente comportandosi male e causando problemi. Dare la colpa all’uno o all’altro e’ opinabile, cosi lascero’ il giudizio a ciascuno di voi. Il padre di Jean, Conte di Mortonhall, aveva otto figlie molto carine. Egli ammoni’ loro che senza alcun strappo alla regola nessuna di loro avrebbe mai dovuto sorridere a uno Scozzese, figurarsi parlarci insieme. Non avrebbero mai avuto il permesso di visitare la Scozia, e disse che avrebbe ucciso qualsiasi Scozzese fosse passato dal suo cancello. Jean, la figlia piu’ giovane e piu’ bella, era molto stressata e infelice per questo motivo. Molti mesi prima, cavalcando con le sue sorelle, si era persa per strada, vagando sul Confine e in Aikenwood. Si era fermata per permettere al suo cavallo di bere a un piccolo ruscello e cosi incontro’ per la prima volta William, un giovane e avvenente Scozzese. Per entrambi fu subito colpo di fulmine. William di Aikenwood era un abile cacciatore. Lui cavalcava ogni giorno con i suoi segugi e i suoi cavalla, il suo astore seduto orgogliosamente sul suo guanto di cuoio del braccio sinistro.Quest’ultimo era sia repentino e mortale principe dei cieli, quanto in grado di pensare e parlare quasi come gli umani. Anzi, in alcuni casi, persino meglio. E cosi il grazioso uccello non ci mise molto a capire che il suo padrone si stava struggendo. “Che cosa la fa star male, sire?” chiese l’intelligente astore. “Vedo che la tua mente non e’ concentrata nella caccia oggi.” “E’ vero, mio caro uccello,” disse William tristemente. “Ne’ la mia mente ne’ il mio cuore sono qui questa mattina. Loro sono molto lontani, oltre il Confine con la mia amata Jean. Sospiro’ pesantemente come se pensasse che non avrebbero mai potuto stare insieme. “Non mi e’ permesso nemmeno parlare con lei,” continuo’. “Non mi e’ permesso vederla, anche se vorrei dirle quanto la amo e che desidero che diventi mia moglie.” L’uccello giro’ i suoi occhi neri brilalnti su William e disse, “Scrivi il tuo messaggio e io volero’ da lei per farle sapere i tuoi sentimenti.” La giovane Jean era seduta nel suo giardino floreale con le sette sorelle quando uno strano uccello arrivo’ e si poso’ al vicino albero di betulla. Jean guardo’ questo uccello che inizio’a cantare. Prima, il canto era dolce e a basso volume. In seguito inizio’ a cantare in modo piu’ chiaro e a volume sostenuto. E Jean era sicura che durante il canto questo uccello aveva pronunciato il suo nome. “Jean,” cinguetto’ l’uccello, Jeanie, Jeanie, Il fiore piu’ lontano d’Inghilterra, Jeanie, Piega la tua testa e ascoltami Jeanie, Jeanie, graziosa Jeanie. Jean si alzo’, lascio’ le sue sorelle e ando’ verso il ramo dove l’uccello era seduto. “Perche’ hai pronunciato il mio nome?” chiese, e stese la sua mano. L’astore svolazzo’ con le sue piume e il messaggio di William cadde a terra. Jean lesse il messaggio del ragazzo che le diceva che sarebbe andato ogni giorno nella chiesa di San Mary vicino Aikenwood, dove avrebbe voluto sposarla. Scrisse inoltre che nutriva la speranza di trovarla li e che l’avrebbe aspettata per sempre. Jean rimase pensierosa per un attimo ma poi sul suo viso si formo’ un sorriso felice. “Riferisci al tuo padrone che saro’ li,” disse, “e che deve stare in ascolto del suono delle campane.” Ando’ successivamente decisa a incontrare suo padre. “Padre,” Jean prese coraggio e lo affronto’ apertamente, “so bene che non mi permetteresti mai di vivere in Scozia, ma mi permetteresti almeno di passare la mia vita ultraterrena li?” “Figlia,” replico’ il padre, “temo di non aver capito la tua domanda.” “La mia non e’ una domanda,” replico’ Jean, “ma un regalo che ti implore. Garantiscimi questo desiderio. Quando moriro’ vorrei essere avvolta in un lenzuolo e portata innanzi un catafalco per riposare nella chiesa di St. Mary.” Suo padre rise sonoramente e a lungo. “Temo che sarai tu che vedrai me morire,” disse, “ma se ti fa piacere, accogliero’ il tuo desiderio.” Dopo di che Jean parlo’ con le sue sorelle. “Se dovessi morire ,” disse, “potreste preparare per me un sudario con il piu’ bel lenzuolo? Inoltre, per segnalare il mio passaggio, vorrei che ognuna di voi stringa una piccolo campanella d’argento su di esso.” Le sue sorelle provarono a persuaderla ad allontanare i suoi pensieri pessimisti, ma alla fine promisero di assecondare le sue richieste. Jean corse verso la sua camera. Qui preparo’ una forte pozione di sonnifero e la bevve tutta. I suoi occhi si chiusero, le sue guance impallidirono e tutti pensarono fosse morta. Quando arrivarono le sue sorelle e si accorsero della sua dipartita, non riuscirono a svegliarla. Cosi si dispiacquero per la morte della sorella piu’ giovane, ma mantennero la promessa che le avevano fatto di cucire per lei un sudario bianco e ognuna di loro aggancio’ a lato una campanella d’argento. Il mattino seguente adagiarono il corpo della ragazza in un catafalco di quercia e lo portarono fino al confine con Scozia attraverso Aikenwood. La triste processione percorse il cammino verso la chiesa di St. Mary facendo risuonare le campanelline una per una, come Jean aveva pianificato. Nel folto della foresta, William di Aikenwood senti il suono delle campanelle. Si stiro’ le braccia e il suo fedele astore si appoggio’ al polso. Insieme cavalcarono verso la chiesa di St. Mary. Quando il funerale termino’, William scivolo’ lentamente nella cappella. Attraverso’ tutta la navata laterale e fisso’ la sua amata Jean. Il suo volto era bianco come i gigli e le sue guance fredde come la neve delle colline del confine. Si inginocchio’ accanto a lei e le prese delicatamente la mano. In quel momento ritorno’ un colore rosato sul suo volto e sulle sue labbra. Jean apri gli occhi e sorrise al suo amato. “Sono cosi felice di essere qui con te, amor mio,” disse Lady Jean. “Cosi come lo sono io,” disse William di Aikenwood. Traduzione di Bruni Alessia

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